Tra i forni caldi del Panificio Rossetti, lì tra i campi di Brezza, in questi giorni si respira aria di festa e l’odore allettante dei casatielli si diffonde per i laboratori, richiamando alla mente i versi della sesta favola de “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, la nota Gatta Cenerentola.
Nel racconto fantastico, con il linguaggio potente della leggenda culinaria, si narra del banchetto che fece allestire il re per ritrovare il “piedino” che nella fuga precipitosa aveva lasciato cadere la famosa scarpetta.
Il sovrano, desideroso di scoprire il volto della proprietaria della scarpetta, ordinò allo scrivano di preparare un editto da far diffondere agli araldi in tutto il reame, per obbligare tutte “le femmene de la terra” a prendere parte al luculliano banchetto.
Per il giorno stabilito, fu preparato un pranzo pantagruelico cosi descritto: “… Oh bene mio che mazzecatorio e che bazzara che se facette! da dove vennero tante pastiere, e casatielle, dove li sottestate e le porpette, dove li maccarune e graviuole? Tanto che ’nce poteva magnare ’n’asserceto formato”.